LA NEWSLETTER DI FRANCESCA BONOMO
Inserito il 22 Novembre 2016 alle 19:24
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Nella seduta del 27 aprile 2016 la Camera ha approvato in prima lettura il disegno di legge di delegazione europea 2015.
Un provvedimento molto articolato, sul quale abbiamo svolto un lavoro importante di merito e di sostanza con la Commissione Politiche Europee di cui faccio parte.
Ne ho parlato in Aula lo scorso 18 aprile, nel il mio intervento durante la discussione generale sulla legge.
Una legge con cui procediamo a ritmo sostenuto nell’attuazione di molte direttive europee nel nostro Paese, dettando i criteri cui dovrà attenersi il Governo nei decreti attuativi.
Il mio lavoro si è concentrato, in particolare, sui criteri di recepimento della direttiva in materia gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi – Direttiva 2014/26/UE – e sulla necessità di attuare i principi sanciti in Europa: libertà del titolare di scegliere l’organismo cui affidare la gestione dei propri diritti e garanzia di efficacia e trasparenza nella distribuzione dei compensi.
Assicurare l’efficienza e il buon funzionamento delle cd. società di collecting, infatti, significa investire nello sviluppo culturale del nostro paese, sapendo sfruttare le nuove modalità di diffusione delle nostre opere di ingegno nell’ormai ineludibile scenario globale.
Per recepire l’indirizzo europeo abbiamo sviluppato un esame attento e ponderato, coinvolgendo, attraverso un ciclo di audizioni, gli operatori del settore e il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini.
Siamo di fronte ad un tema complesso ma fondamentale per la realizzazione di un mercato unico europeo, anche digitale. Da qui la necessità di armonizzare le discipline nazionali sul funzionamento degli organismi di gestione collettiva del diritto d’autore e dei diritti connessi, facendo fronte alla necessità di tutela di tali diritti nell’ambito della libera circolazione di beni e servizi.
In particolare, la direttiva stabilisce il principio per cui i titolari dei diritti dovranno essere liberi di affidare la tutela delle proprie opere agli organismi di gestione collettiva (collecting society) che ritengono più opportuni, indipendentemente dallo Stato membro di nazionalità e avrannoil diritto di partecipare alla gestione della stessa collecting society, la quale dovrà avere specifici requisiti di trasparenza.
Nell’attuazione della Direttiva è quindi necessario garantire il corretto bilanciamento tra l’interesse ad una fruizione delle opere di ingegno sempre più globale e immediata, da un lato, e un’adeguata tutela dei titolari dei diritti dall’altro.
Ritengo – ed è questa la convinzione che mi ha portato all’elaborazione di un’apposita proposta di legge e di due proposte emendative a questo ddl – che il nostro Paese debba essere pronto a raccogliere la sfida che le nuove tecnologie hanno lanciato alla comunità globale, nell’interesse dell’intera filiera della creazione, produzione, distribuzione e utilizzo dei contenuti creativi.
Le mie proposte, dunque, hanno sempre mirato ad un intervento nel segno di una liberalizzazione attenta del mercato dell’intermediazione dei diritti d’autore, in particolare attraverso la presenza di un’Agenzia che – assorbendo parte del personale della SIAE – esercitasse le funzioni pubbliciste oggi affidate alla collecting italiana. Ci sarebbe così un organo di controllo sul buon funzionamento tanto del mercato dei diritti d’autore che di quello dei diritti connessi (che la direttiva disciplina congiuntamente e per i quali, dunque, dovrebbe essere prevista una normativa omogenea).
E’ vero che la recente esperienza relativa al mercato dell’intermediazione dei diritti connessi ci conferma che una liberalizzazione senza regole acuisce i problemi invece di risolverli.
Al tempo stesso, tuttavia, non possiamo ignorare che il legislatore europeo ha espressamente stabilito – come detto – la libertà del titolare dei diritti di scegliere l’organismo cui affidare la gestione dei propri diritti, nonché la necessità di garantire efficacia e trasparenzanella distribuzione dei compensi.
A tal fine, da oggi è necessario lavorare perché questi principi, anche nel persistere di un regime di monopolio, non restino lettera morta ma portino ad una profonda riforma della struttura e del funzionamento della SIAE: primo tra tutti rendendola adeguata all’avvento delle nuove tecnologie, attraverso, per esempio, la creazione di una piattaforma online attraverso la quale i singoli autori possano accedere tempestivamente a profili personali o la possibilità per gli organizzatori di spettacoli dal vivo di compilare borderò elettronici o di accedere ad uno sportello unico per la Musica dal vivo.
E’ dunque positivo quanto previsto dall’emendamento finale del Relatore che richiede una serie di azioni per adeguare il funzionamento della SIAE ai contenuti della direttiva.
S’impongono infatti una migliore, più celere ed equa distribuzione dei proventi incassati di spettanza dei titolari; una più equa partecipazione dei titolari dei diritti alla gestione dell’organismo; una maggiore informazione e trasparenza in merito al funzionamento, struttura e tariffe.
Penso in particolare ad alcune modifiche che anche noi richiedevamo da tempo. A partire dal lavoro fatto sulla musica dal vivo insieme a personalità come Stefano Boeri ed artisti tra i quali Manuel Agnelli degli Afterhours, Paolo Pavanello dei Linea 77, Max Casacci dei Subsonica, Piotta o Pierfunk dei Motel Connection e con la Campagna LiberaMusicaLiberamente con la quale chiedevamo il pagamento di una cifra forfettaria alla SIAE e agevolazioni per la concessione dei permessi per i concerti sotto i duecento posti o come il bonus cultura che adesso i diciottenni, anche se stranieri, potranno spendere per gli spettacoli dal vivo. Una bella forma di promozione della cultura e di un settore in piena ripresa, centro di grandi investimenti, forma importante di sostentamento per gli artisti.
Qui mi riallaccio a quanto previsto fra i criteri di recepimento della direttiva, soprattutto alla previsione di casi in cui la corresponsione di diritti d’autore sia ridotta o esclusa. E’ importante che su questo punto la normativa sia ben ponderata: da un lato, infatti, ridurre la quota porterà benefici alla regolarità dei pagamenti e all’emersione del sommerso; dall’altro, l’esenzione dovrà essere limitata a casi specifici come ad esempio gli eventi di beneficenza, così come da me proposto nella PDL C. 1136. Perché il pagamento dei diritti d’autore, ancorché di una cifra simbolica nei concerti minori, è il doveroso corrispettivo di un’attività intellettuale.
Grazie dunque al Governo per il confronto avviato con il Parlamento nella ricerca delle migliori soluzioni e per non aver assunto tale responsabilità solo come una responsabilità governativa. Un confronto utile e importante che sono intenzionata a proseguire.
Da Newsletter Francesca Bonomo n. 2 del 20 maggio 2016
Approvato in prima lettura dalla Camera nell’aprile 2015, dopo un lungo approfondimento svolto anche al Senato, finalmente il disegno di legge delega sul Terzo Settore è stato approvato anche dall’altro ramo del Parlamento lo scorso 30 marzo.
Siamo quindi in corsa verso la definitiva entrata in vigore, che arriverà con l’approvazione definitiva senza altre modifiche da parte della Camera, che lo esaminerà nella settimana del 23 maggio prossimo.
La nuova legge delega pone le basi per una riforma di un comparto fondamentale per il Paese, sia sotto il profilo sociale che quello economico. In questo modo diamo un quadro di riferimento legislativo preciso ad un settore in crescita mettendo ordine fra la miriade di leggi e leggine su volontariato, cooperazione sociale, ong e onlus.
La delega si occupa della riforma del codice civile; della costruzione e definizione del nuovo codice del Terzo settore con un unico registro presso il Ministero del Lavoro, superando così i registri locali comunali e regionali e del rilancio dell’impresa sociale.
Disciplinare meglio il Terzo Settore favorirà la crescita dell’Economia sociale, che negli ultimi anni ha registrato dati incoraggianti in termini di crescita, anche sotto il profilo occupazionale.
In Italia quasi 800mila persone lavorano in questo ambito, mentre sono oltre quattro milioni e mezzo i volontari che a vario titolo ne sono coinvolti; un mondo a cui finalmente il Parlamento dà una riposta organica.
Come responsabile nazionale PD per il servizio civile, sono particolarmente orgogliosa della proposta che abbiamo elaborato, in collaborazione con enti e rappresentanti dei volontari, ed ora recepita in questa legge Delega al Governo che porterà ad un vero rilancio di questo istituto così importante per la crescita personale dei ragazzi e insieme per la società.
Tra le novità principali del nuovo Servizio Civile Universale approvato in Commissione al Senato c’è l’apertura ai giovani “italiani e stranieri regolarmente soggiornanti”
Il servizio civile “universale”, più flessibile nei tempi di svolgimento e con il riconoscimento delle competenze acquisite, rimane comunque ancorato all’art. 52 della Costituzione Italiana, che lo colloca nell’eredità dell’obiezione di coscienza al servizio militare, nonché all’articolo 11, quindi come “difesa non armata della patria e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica” ma noi vogliamo di più.
Proprio per questa ragione, nel servizio civile universale si prevede uno scambio di due mesi in un Paese europeo o, come originariamente proposto, in un’altra regione italiana; perché i nostri giovani possano sentirsi prima di tutto cittadini italiani, imparando a conoscerne le diverse peculiarità regionali; ma soprattutto perché imparino a sentirsi cittadini attivi europei. Di quell’Europa che, seppur sia riuscita a garantire 60 anni di pace, non è ancora stata capace di costruire dal basso un senso di appartenenza comune ed una forte unione politica e culturale.
Così facendo abbiamo voluto aprire la strada al progetto ODYSSEUS: la proposta lanciata dal Governo italiano per realizzare un veroservizio civile europeo. Il richiamo alla difesa non armata della Patria, infatti, assume oggi un significato ancora più profondo: quello di unire le forze dei giovani per portare supporto alla comunità nei momenti più difficili.
Stiamo vivendo, probabilmente, uno dei momenti più difficili della storia dell’Unione. La possibilità che la Gran Bretagna decida di abbandonare il sistema continentale, la costruzione di muri fra gli Stati e la persistente minaccia terroristica minano alle fondamenta il processo di integrazione europeo. Proprio di fronte a questo quadro internazionale, sentiamo ancora più forte la necessità di ancorare i valori e i principi che stanno alla base dell’ideale europeo a scelte coraggiose che accelerino l’integrazione e rafforzino le tutele dei cittadini europei.
L’idea di Europa, per ri-generarsi, deve partire dalle nuove generazioni. Da quelle generazioni cresciute con il programma Erasmus e il più recente e potenziato Erasmus Plus, quelle generazioni che più di tutte associano l’Europa non alle profonde divisioni e alle terribili guerre del secolo scorso ma alla libertà di movimento grazie a Schengen e grazie alla moneta unica.
Per questo l’Italia con il progetto di servizio civile europeo promuove, innanzitutto, una visione dell’Europa del futuro. L’esperienza italiana e la sfida che abbiamo lanciato insieme al governo durante il semestre italiano di presidenza dell’UE hanno avviato una riflessione a livello europeo sull’opportunità di introdurre questa esperienza su scala comunitaria, con l’obiettivo di stimolare la partecipazione e il volontariato dei giovani, favorire l’inclusione e la coesione sociale.
Il progetto pilota avviato con il bando IVO4ALL ci mostrerà primi risultati di questa esperienza, consentendoci di ampliare la dimensione europea del servizio civile.
Pensiamo a un programma dedicato ai ragazzi dai 18 ai 25 anni, della durata dai 6 ai 12 mesi, che permetta di accedere a un’esperienza di impegno diretto in un paese europeo nei settori dell’istruzione, della sanità, dell’ambiente, dell’integrazione, dello sviluppo e della valorizzazione dei patrimoni culturali. Le proposte in questo senso dovrebbero andare di pari passo con quelle messe in campo nella politica di sicurezza e difesa comune. Come in Italia il SCN si fonda sull’art. 52 della Costituzione e sulla difesa non armata della Patria, così l’Europa ha bisogno di una difesa comune che non sia soltanto militare o di intelligence, ma un aiuto e un supporto alla comunità nei momenti più difficili.
Pensiamo ai migranti e ai rifugiati, uno dei nodi che la società europea è chiamata a sciogliere e in cui il contributo dei ragazzi potrà essere determinante, con attività che intercettino i tanti bisogni delle persone e le varie fasi legate all’accoglienza, al transito o all’inclusione.
Pensiamo alla protezione dell’ambiente e del patrimonio storico artistico dell’Unione, alla tutela della persona e dei più deboli in particolare, all’educazione alla legalità.
Questo patrimonio “umano” di cittadini europei attivi potrà poi essere richiamato in caso di emergenze ambientali o di altro genere proprio come “contingente di difesa civile” a servizio dell’Europa e degli Stati nazionali in caso di crisi.
In tutti questi settori potremo stimolare la partecipazione attiva dei ragazzi, che avranno un’occasione di formazione oltre il volontariato, costruendo il loro percorso di vita così come il loro possibile ingresso nel mercato del lavoro, in uno spazio libero.
Quale migliore occasione, per le istituzioni europee, per affrontare il futuro dell’Europa ripartendo dai suoi principi fondativi: pace, solidarietà, lavoro, in un territorio libero e senza barriere.
Da Newsletter Francesca Bonomo n. 2 del 20 maggio 2016
Il 12 aprile è una data storica: la Camera approva la riforma costituzionale. L’ultimo passaggio parlamentare di un lungo lavoro di studio, confronto e dibattito su una riforma attesa da anni, su cui ora gli italiani avranno l’ultima parola, con il referendum previsto per ottobre.
Sarà nostro compito cercare di stimolare i territori a creare un vero confronto su queste tematiche, sicuramente attraverso la formazione dei comitati per il SI, ma anche estendendo il confronto all’esterno del partito, perché non essendoci quorum la sfida vera sarà quella di coinvolgere i cittadini ad approfondire il tema affinché si voti in maniera consapevole.
Cosa rientra nella riforma:
Superamento del bicameralismo paritario, sistema che anche per quanto riguarda la mia esperienza personale ha creato nel passato numerose complicazioni nel processo legislativo. La procedura attuale spesso infatti non aiuta il confronto ma blocca invece la discussione costruttiva. Questo provvedimento porterà anche alla riduzione del numero dei parlamentari, per evitare sovrapposizioni e spreco di tempo e denaro. Senza dimenticare che sulle scelte fondamentali, come l’elezione del Presidente della Repubblica o le riforme della Costituzione, restano le maggioranze qualificate e il ruolo delle due camere.
Come ha detto in Aula il Presidente Renzi, citando Calamandrei, stiamo finalmente procedendo verso un modello di “democrazia decidente” (qui il suo intervento in Aula, non vi nascondo che sentivo tutta l’emozione di un passaggio così importante)
Da oggi inizieremo a lavorare per stimolare la riflessione in vista del referendum popolare e spero che riusciremo a rendere questo confronto un momento di alta democrazia e non una mera contrapposizione politica per delegittimare “l’avversario”. Qual’è il voto sulla nostra Costituzione. Il Partito Democratico è pronto al confronto con la forza delle idee, per ricostruire un vero rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni.
Ecco le principali novità contenute nel testo che modifica diversi articoli della seconda parte della Costituzione.
Fine del bicameralismo paritario. Una sola Camera, quella dei deputati, darà la fiducia al Governo e, salvo alcune materie, svolgerà la funzione legislativa esclusiva. Il Senato sarà più snello e avrà competenze solo su leggi costituzionali, leggi sugli Enti locali e trattati internazionali.
Iter legislativo semplificato. L’iter di approvazione di una legge avrà tempi certi e ridotti. Meno decreti legge e priorità ai disegni di legge del Governo considerati essenziali per attuare il programma.
Il nuovo Senato sarà composto da 100 senatori (contro i 315 attuali), di cui 95 eletti e 5 nominati dal Presidente della repubblica. Tra i 95 senatori eletti, 74 saranno votati da parte dei consiglieri regionali e delle province autonome, tra i consiglieri stessi; mentre 21 saranno votati, sempre dai consiglieri regionali e delle province autonome, trai i sindaci. I 100 senatori non avranno indennità.
Nuovo rapporto tra Stato e Regioni, soprattutto per quanto riguarda le rispettive competenze legislative. L’autonomia delle Regioni sarà legata alla correttezza dei bilanci: sarà maggiore per quelle con i conti a posto mentre in caso di accertato grave dissesto finanziario, Regioni ed enti locali potranno essere commissariati dallo Stato centrale.
Aboliti Cnel e Province. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e le Provincie vengono definitivamente cancellati dalla carta costituzionale.
Novità sui referendum. Modificati i quorum di validità del voto per i referendum abrogativi: il quorum resta la maggioranza degli aventi diritto se la proposta di abrogazione è presentata da 500.000 firme, mentre scende alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei Deputati se la proposta è presentata da 800.000 firme. Introdotta anche la possibilità di indire referendum popolari propositivi e d’indirizzo e altre forme di consultazione popolari oggi non previsti costituzionalmente. La legge ne indicherà poi i metodi concreti di attuazione.
Leggi di iniziativa popolare. I regolamenti parlamentari dovranno garantire forme e tempi certi sia della discussione che della deliberazione sulle proposte di legge di iniziativa popolare, che dovranno essere presentate da 150.000 elettori.
Vincolo di trasparenza in costituzione. Inserito nell’articolo 97 della Costituzione l’obbligo di assicurare il buon andamento, l’imparzialità e la trasparenza dell’amministrazione.
Elezione Presidente della Repubblica. Modificato il quorum per la sua elezione: è richiesta la maggioranza dei due/terzi del parlamento in seduta comune (ma senza i delegati regionali) nei primi tre scrutini, dei tre/quinti dal quarto al sesto scrutinio e la maggioranza dei tre/quinti dei votanti dal settimo scrutinio in poi.
Corte Costituzionale. Introdotto il giudizio preventivo di costituzionalità per le leggi elettorali e modificata la modalità di nomina dei giudici costituzionali: tre saranno eletti dalla Camera e due dal Senato.
Tagli ai costi della politica. Eliminati i rimborsi pubblici ai gruppi politici regionali e stabilito un tetto agli stipendi di Presidenti e consiglieri regionali, che dovranno essere pari o inferiori a quello dei sindaci dei Comuni capoluogo di Regione.
Con le Riforme un’Italia più semplice e forte – VIDEO – |
Dichiarazione di voto di Ettore Rosato – VIDEO –
Da Newsletter Francesca Bonomo n. 2 del 20 maggio 2016 |
Dopo il voto in Aula sul Documento di Economia e Finanza 2016, mercoledì 28 aprile sono atterrata a Bruxelles per raggiungere una trentina tra imprenditori canavesani, autorità istituzionali, locali e regionali, ed europarlamentari riuniti presso la sede di Confindustria Bruxelles in una due giorni di incontri e di attività informative sull’accessibilità e sulla progettualità di richiesta di finanziamenti europei.
Gli industriali del Canavese sono la prima Confindustria territoriale ad aver organizzato una missione di questo genere, nell’ambito delle proprie attività di sviluppo economico-sociale del territorio, in collaborazione con la Delegazione di Confindustria presso l’Unione europea.
L’obiettivo è stato secondo me centrato: capire i meccanismi di accesso ai fondi europei da una parte, promuovere il sistema territoriale locale dall’altra. Si è voluto sensibilizzare i rappresentanti nel Parlamento Europeo della Circoscrizione Nord-Ovest, sul cambiamento in atto in un territorio che, da mono industriale, si è trasformato in un distretto innovativo e tecnologicamente avanzato formato da PMI di eccellenza.
Questo è stato anche il tema centrale del dibattito organizzato dalla Confindustria del Canavese che ha visto coinvolti il Presidente Gea insieme ad importanti esponenti di politiche europee, dove è emersa in modo chiaro la necessità di creare un sistema di relazione e di condivisione attivo e continuamente alimentato tra smart land, smart city e smart valley, tutte configurazioni di territorio ma soprattutto voci di un unico grande cruscotto territoriale, quello della relazione e dello sviluppo di una governance trasversale e condivisa.
«Un’esperienza unica per il territorio» l’ha definita Fabrizio Gea, presidente di Confindustria Canavese. «Oggi non è più il tempo di disegnare strategie, dobbiamo lavorare insieme per realizzare fattivamente ciò che il nostro territorio, gli operatori che vi lavorano e le tante persone che vivono e vengono a visitare il Canavese, ci chiedono. Stiamo puntando a realizzare un Piano Industriale per il Canavese poggiato su quattro importanti assi strategici: Industria e attività produttive, Infrastrutture e trasporti, Formazione e istruzione, Turismo cultura e sport. Vogliamo quindi sostenere il Canavese come smart land, dove si incrociano tradizione industriale, innovazione e un nuovo modello di condivisione dal basso di progetti che mette insieme istituzioni, comunità, stakeholder e opinion leader”.
Questa prima missione di territorio ben si inserisce in un percorso di condivisione di strategie ed obiettivi di sviluppo del canavese iniziato attraverso alcune collaborazioni tra gli interlocutori politici locali e le diverse rappresentanze imprenditoriali già a partire dal 2013. Prima tra tutte quella di far riconoscere il Canavese come zona sperimentale in Piemonte di attuazione della Zona a Burocrazia Zero, per la quale ci sia aspetta la firme definitiva a breve, o la creazione della navetta Erbaluce Express come uno dei volani per far conoscere ai turisti che arrivano a Torino le nostre peculiarità artistiche, enogastronomiche e ambientali locali o ancora come il lavoro di sinergia svolto per far arrivare ai vari livelli istituzionali, regionale e nazionale, le priorità condivise in materia di potenziamento dei trasporti e delle infrastrutture locali, a partire dalla Banda Larga. Questo lavoro che ora siamo convinti di dover rafforzare costruendo un Piano Industriale per il Canavese, basato sui quattro assi sopra citati, imparando a fare del lavoro di squadra una attitudine di territorio.
Devo dire, però, che mi ha fatto molto effetto tornare a Bruxelles dopo poco più di un mese dagli attentati. La vita ha ripreso il suo ritmo quotidiano ma è impossibile trovarsi qui e non fare una profonda riflessione sulle misure di sicurezza e controllo che i singoli Stati membri dell’UE hanno adottato o che stanno per adottare. È un momento molto delicato nel quale la rabbia e la paura possono offuscare o affrettare un importante giudizio. Non dobbiamo farci intimidire e non dobbiamo cedere a semplici quanto errate soluzioni populiste come quelle già adottate dai Governi ungherese e austriaco o come quelle proposte dalla Lega che cozzano palesemente con lo spirito di solidarietà: un pilastro civile proprio dell’Ue e dell’Italia stessa. Vogliamo una Europa attenta ma senza muri, capace di controllare e difendere i suoi confini ma anche di aprirli quando è necessario.
Da Newsletter Francesca Bonomo n. 2 del 20 maggio 2016
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Il nostro impegno sul servizio civile fa segnare un bilancio dell’anno estremamente positivo, ancor prima dell’approvazione della Riforma sul Terzo Settore, oggi all’esame del Senato.
Sappiamo che in questi ultimi anni il numero dei posti era diminuito progressivamente (addirittura nel 2012 non è stato pubblicato alcun bando di selezione). Se nel 2014 il numero di posti disponibili ammontava a sole 15.500 unità, dopo la presa in carico del tema da parte del Premier e dei parlamentari, nel solo 2015 il totale dei volontari già avviati o in fase di avvio ammonta a circa 49.500 giovani!
A fronte di 50mila posti ci sono state oltre 150mila domande. Si può dire che l’offerta ha attirato la domanda: i dati su cui ci si era attestati nell’ultimo triennio – 80mila domande circa – sono davvero cresciuti.
Un risultato incoraggiante ottenuto combinando il bando pre-esistente con quello di Garanzia Giovani, il programma di derivazione europea finalizzato all’abbattimento della disoccupazione giovanile.
Questo seme piantato nella riforma del Terzo Settore e la sfida lanciata dal Premier Renzi durante il nostro semestre di Presidenza Europea ci hanno permesso di avere già ora, grazie al progetto IVO4ALL, il primo pilota di cui l’Italia è capofila insieme a Francia e Regno Unito: un servizio civile europeo per 250 giovani, una buona pratica che parte dal nostro Paese.
Ovviamente per soddisfare questa “fame” di servizio civile (un’interesse stimolato senza bisogno di ricorrere all’obbligatorietà!) c’è bisogno di fondi.
Su questo fronte il 2016 si apre in prospettiva positiva. Con il decreto legge n. 185/2015 il Governo ha incrementato di 100 milioni la dotazione del Fondo nazionale per il Servizio Civile, dando concreta attuazione alle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio sulla centralità del SCN, quale opportunità offerta a migliaia di giovani di contribuire alla difesa dei valori fondativi della Patria.
Buone nuove anche nella legge di stabilità, che stanzia risorse economiche per la lotta al degrado delle periferie urbane (commi 974 – 978). Il Servizio Civile Nazionale è stato individuato come uno degli strumenti attraverso cui attuare e rafforzare l’intervento dello Stato, con il coinvolgimento diretto delle associazioni operanti sul territorio ed i giovani volontari impegnati in progetti di cittadinanza attiva e inclusione sociale.
Nel corso dei lavori per l’approvazione della legge alla Camera, inoltre, sono stati accolti dall’aula anche due ordini del giorno legati ai fondi per il servizio civili nazionale. Uno, a mia prima firma, impegna il Governo a valutare di riportare nella prossima sessione di Bilancio il Servizio civile nazionale dall’attuale voce spesa a quella ritenuta più consona sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri, cambiando quindi la denominazione del programma Terzo Settore con la denominazione “Servizio Civile Nazionale”, come richiesto da vari enti di servizio civile e come ritenuto più consono in linea con la sua riforma e la sua natura di “difesa della Patria”.
Il secondo, che ho sottoscritto insieme ai colleghi Patriarca e Beni, impegna il Governo a realizzare il Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie mediante la realizzazione di specifici progetti di servizio civile nazionale, destinandovi adeguate risorse.
In proposito, sono felice per il recente accordo con i responsabili della gioventù e servizio civile della Francia, grazie al quale nel corso del 2016 sarà avviato il progetto pilota con il coinvolgimento di 100 giovani italiani e francesi che svolgeranno il loro SC in parte in Italia e in parte in Francia.
Di questi giorni anche la notizia dei 750 giovani coinvolti nei progetti legati al Giubileo della Misericordia, che verranno avviati in servizio il prossimo 3 febbraio, e l’imminente bando di progettazione per i “Corpi civili di pace“, che si svilupperà con i primi 200 volontari nelle aree di conflitto, a rischio conflitto o post conflitto, nonché di emergenza ambientale in Paesi esteri e in Italia.
Un 2015 di grande impegno, dunque, nella speranza di festeggiare, l’anno prossimo, i primi 15 anni della legge istitutiva del servizio civile proprio con l’approvazione della riforma sul terzo settore!
Da Newsletter Francesca Bonomo, dicembre 2015
Dopo una lunga maratona in Commissione e in Aula, finalmente, il 20 dicembre scorso, la Camera ha approvato la Legge di Stabilità 2016. La direzione è quella giusta. L’Italia sta recuperando capacità competitiva e gli indicatori economici dicono che, passo dopo passo, sta tornando a crescere: più occupati, più consumi, più fiducia.
Ma essere usciti dalla recessione ovviamente non significa aver recuperato quanto si è perso nei lunghi anni della crisi. Per questo è essenziale continuare e rafforzare una politica di bilancio favorevole alla crescita e per questo abbiamo deciso di puntare sullo sviluppo, diminuendo le tasse, contrastando la povertà e investendo in sicurezza.
Tra le tante novità vi segnalo in particolare: l’eliminazione delle tasse sulla prima casa (esclusi gli immobili di lusso e i castelli) e dell’IMU e IRAP agricole; un super ammortamento al 140% per gli imprenditori che investiranno in nuovi macchinari; 2 miliardi in più per sicurezza e Cultura, con un bonus di 80 euro per le Forze di Polizia, e 1 miliardo in più per la Sanità.
E poi ancora: l’allentamento del Patto di Stabilità per i comuni, norme per l’agevolazione dell’utilizzo della moneta elettronica, l’abbassamento del canone RAI, l’aumento delle risorse per la cooperazione internazionale; un fondo specifico di 300 milioni per la bonifica della Terra dei Fuochi in Campania, la riduzione dell’aliquota contributiva per le partite IVA (dal 28 al 27%), l’incremento del finanziamento ordinario per l’assunzione di 1000 nuovi ricercatori e della NO TAX Area per i pensionati.
E infine, la parte che mi sta più a cuore, quella dedicata ai più deboli: 600 milioni di euro nel 2016 e 1 miliardo dal 2017 contro la povertà, e 90 milioni per le persone con disabilità gravi e prive di sostegno familiare, la norma sul “Dopo di Noi”. Un grande investimento sul futuro del Paese che, ne sono certa, darà i suoi frutti in vista dell’anno nuovo.
Da Newsletter Francesca Bonomo, dicembre 2015
Garantire uguaglianza di diritti e di doveri a tutti coloro che stabilmente vivono e lavorano nel nostro Paese contribuisce a rafforzare la coesione e quindi a contrastare l’integralismo e il conflitto che quest’ultimo tende ad alimentare.
Approvata in prima lettura alla Camera il 13 ottobre 2015, e a breve in seconda lettura al Senato, la riforma sulla cittadinanza rappresenta una svolta di civiltà per tutti i bambini e ragazzi che spesso hanno conosciuto solo l’Italia, e che da questo Paese devono sentirsi accolti e non discriminati. Secondo il nuovo testo acquista la cittadinanza per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno UE di lungo periodo (5 anni).
Introduciamo poi per la prima volta lo “ius culturae”: può ottenere la cittadinanza la ragazza o il ragazzo straniero che, nato in Italia o arrivato in Italia entro il compimento del dodicesimo anno di età, abbia frequentato regolarmente uno o più cicli scolastici sul territorio nazionale per almeno cinque anni. Finalmente centinaia di migliaia di bambini e ragazzi in tutto il paese, cresciuti in Italia e di fatto italiani, avranno il riconoscimento che meritano.
Da Newsletter Francesca Bonomo, dicembre 2015
Gentile ,
è con piacere che torno a scriverti per annunciarti che da ora ripartiranno i nostri momenti di confronto mensile attraverso la newsletter, dopo una fase di riorganizzazione a due anni dall’inizio del mio mandato. In questo periodo di passaggio il lavoro è proseguito su tanti fronti, sui quali abbiamo avuto il piacere di confrontarci attraverso i social network.
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