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DOSSIER I TRATTATI DI ROMA

Inserito il 30 Gennaio 2017 alle 13:17

Il 25 marzo 2017 si terranno a Roma le celebrazioni del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma che istituirono la CEE, la Comunità Economica Europea, e l’EURATOM, la Comunità Europea per l’Energia Atomica.

Stiamo vivendo un periodo ricco di sfide e questo appuntamento ha l’obiettivo di rilanciare il grande progetto europeo. I nuovi assetti politici hanno cambiato il volto del mondo: dalla Brexit all’elezione di Trump, al nuovo ruolo sullo scenario politico internazionale della Russia, solo per citarne alcuni. L’Europa, dal canto suo, vede crescere al suo interno nazionalismi e populismi che hanno il solo scopo di distruggere l’Unione Europea creando i presupposti per nuovi e inquietanti nazionalismi che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Roma 2017 è un appuntamento importante perché si colloca in un momento storico molto difficile per l’Unione Europea. I cittadini europei vogliono delle risposte ai tanti temi che li preoccupano ed è dovere delle istituzioni fornirle. A Roma, in occasione del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma che istituirono la CEE e l’Euratom, dobbiamo rilanciare il grande progetto europeo perché è l’unico modo per non esser tagliati fuori dalla storia futura del mondo. Con questo lavoro provo a spiegare sinteticamente la natura e il significato di questi due Trattati che di fatto avviarono il processo di integrazione europea. Auguro a tutti voi una buona lettura e spero di incontrarvi a Roma, per celebrare il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati e per chiedere, a gran voce, “Stati Uniti d’Europa, adesso!”

DOSSIER trattati di Roma

Da Newsletter Mercedes Bresso, 30 gennaio 2017


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L’EUROPA UNITA E’ LA SOLUZIONE, NON IL PROBLEMA

Inserito il 30 Gennaio 2017 alle 13:15

In Europa e nel Consiglio Europeo, quello dei capi di Stato e di Governo, sta prendendo piede una brutta tendenza che sarebbe il caso di contrastare e fermare sul nascere. Sempre più spesso emergono da parte di intellettuali del calibro di Fillon, Panebianco e Piketty proposte volte a far tornare l’Europa a una confederazione di Stati con l’obiettivo di togliere potere alle istituzioni europee di tipo federale come il Parlamento e la Commissione europea.

Questi dimenticano che è proprio a causa dell’aumento di importanza del Consiglio Europeo che l’Europa si trova bloccata in una situazione di stallo. Perché? Perché il Consiglio si sta arrogando il potere di decidere su ogni questione, ma ha il vincolo di doverlo fare all’unanimità ed è per questo che di fronte a tante crisi non riusciamo a prendere decisioni rapide, efficaci e, soprattutto, a metterle in atto.

Per salvare l’Europa non è necessario fare un passo indietro tornando alla sovranità degli Stati nazionali, basterebbe solamente applicare i trattati internazionali. È vero che il progetto europeo deve essere rivisto, ma non è vero che è tutto da rifare.

L’ho scritto più volte: il futuro dell’Europa passa dalla nascita degli Stati Uniti d’Europa. L’isolazionismo non può essere la soluzione ai problemi degli europei, che siano economici, politici o che nascano dalla strategia del terrore. La via da percorrere è quella della coesione, della collaborazione e della cooperazione. Per fare questo gli strumenti che abbiamo in mano sono più che sufficienti.

Ripeto, la soluzione, a breve, è usare i trattati. Per esempio il Trattato di Lisbona indica la via per rilanciare l’Ue e insieme al collega Brok l’ho dimostrato. Dal punto di vista economico è necessario completare l’Unione economica e monetaria, l’Unione bancaria e istituire un’Unione dei mercati dei capitali. È necessario preservare e rafforzare la dimensione sociale del progetto europeo garantendo i diritti dei lavoratori e inserendo un salario minimo deciso dai singoli Stati membri. Infine si deve sviluppare una politica estera, di sicurezza e di difesa comune. Questi sono solo alcuni aspetti che possono essere messi in atto applicando il Trattato di Lisbona.

In prospettiva invece si deve ridisegnare un sistema chiaro di competenze, all’Unione Europea devono spettare decisioni su temi importanti, ma molte altre normative che adesso fanno campo all’Ue possono essere semplificate e restituite agli Stati.

Dire che si deve tornare alla sovranità nazionale sarebbe come affermare che il governo italiano debba cedere potere alle Regioni per risolvere i problemi del Paese. È vero che l’Ue così non va bene, ma la soluzione non è distruggere il buono che è stato realizzato in questi anni.

Da Newsletter Mercedes Bresso, 26 gennaio 2017


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AZIONI URBANE INNOVATIVE: 2 BANDO

Inserito il 30 Gennaio 2017 alle 13:12

E’ stato recentemente lanciato dalla Commissione europea il seconda bando per  Azioni urbane innovative, il cui importo complessivo sarà di 50 milioni di euro. Il bando si rivolge alle città, che possono ottenere finanziamenti europei per progetti urbani innovativi. Queste azioni sono sostenute dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)

La scadenza del bando è 14 aprile 2017.

Questo secondo bando premierà i progetti che si concentrano su tre temi:

integrazione dei migranti

mobilità urbana

economia circolare

Possono partecipare autorità urbane di unità amministrative locali dell’UE  (grandi città, città o sobborghi) con almeno 50.000 abitanti, oppure associazioni/gruppi di autorità urbane di unità amministrative locali che coprono una popolazione totale di almeno 50.000 abitanti; può trattarsi anche di associazioni o gruppi transfrontalieri o di diverse regioni e/o Stati membri.

I progetti selezionati potranno essere cofinanziati dal FESR fino all’80% dei loro costi ammissibili. Ciascun progetto potrà ricevere un contributo massimo di 5 milioni di euro.

Per ulteriori informazioni:

http://www.uia-initiative.eu/en/call-proposals

Da Newsletter Mercedes Bresso, 26 gennaio 2017


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UNA NUOVA MAGGIORANZA ELEGGE TAJANI: SARANNO DUE ANNI DURI E PERICOLOSI PER L’UE

Inserito il 30 Gennaio 2017 alle 13:10

Dopo 38 anni sullo scranno del presidente del Parlamento Europeo siede un italiano. Ma a quale prezzo? Altissimo, per l’Europa. Con 351 voti Antonio Tajani, PPE, già Commissario ai Trasporti e all’industria e fondatore di Forza Italia, è il nuovo presidente del Parlamento Europeo. Gianni Pittella, candidato dei Socialisti e Democratici, raccoglie 282 voti, non sufficienti per essere eletto.

Già lunedì sera il capogruppo del PPE, Manfred Weber, chiude un accordo con i liberali di Guy Verhofstadt che così assicurano una sessantina di voti a Tajani. Il leader di Alde deve rimediare alla figuraccia con il Movimento cinque Stelle e porta il suo gruppo a destra. Nell’intesa con Tajani entrano anche i Conservatori dei Tories e dei polacchi di Kaczinsky (fortemente euroscettici) che costringono Tajani a una dichiarazione pubblica che li rassicuri dalla presenza dei federalisti di Alde (fortemente federalisti).

Tajani è stato quindi eletto da forze disomogenee e antitetiche tra loro che hanno fatto virare a destra l’Europa, stendendo così velluti rossi per Trump, May e Putin. Il Parlamento cambia maggioranza e ora la commissione di Junker dovrà guardare a destra dell’emiciclo per far passare i provvedimenti.

Verhofstadt ha dimostrato, prima con la vicenda M5S e adesso con l’elezione del presidente del Parlamento Europeo, che il suo sentimento pro-europeo si ferma al confine dei suoi interessi personali.

Saranno due anni duri e pericolosi per l’Ue, ma chi crede veramente nell’Europa unita e federale deve ritrovare una nuova spinta e a Roma il 25 marzo 2017, in occasione delle celebrazioni del sessantesimo anniversario dalla firma dei Trattati di Roma, si può e si deve rilanciare il grande Progetto Europeo.

Da Newsletter Mercedes Bresso, 23 gennaio 2017


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CONSIGLIO EUROPEO: RICERCA DIRETTORE DELLA GESTIONE DELL’INFORMAZIONE E DELLE CONOSCENZE

Inserito il 30 Gennaio 2017 alle 13:07

C’è tempo fino al 15 febbraio 2017 per mandare il proprio curriculum e candidarsi al ruolo di Direttore della gestione dell’informazione e delle conoscenze per il segretariato generale del Consiglio, che fornisce consulenza e assistenza al Consiglio dell’UE e al Consiglio europeo.

Da Newsletter Mercedes Bresso, gennaio 2017

 


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CONCORSO RIVOLTO ALLE SCUOLE PER I 60 ANNI DEI TRATTATI DI ROMA

Inserito il 30 Gennaio 2017 alle 13:06

Il Dipartimento Politiche Europee e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma ha lanciato il concorso “WE_WelcomeEurope: speranze e idee per l’Unione del futuro”. Il concorso è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, che dovranno produrre un elaborato – sotto forma di video o di album fotografico – in grado di cogliere i punti di forza dell’Europa di oggi per costruire l’Europa del domani.

Agli studenti, il concorso pone due domande: Se dovessimo avviarla oggi, come andrebbe disegnata l’Unione europea per rispondere alle attese dei “nativi europei””? Cosa possono fare i giovani cittadini dell’Unione per rafforzare i legami tra di loro e diventare sempre di più una vera generazione europea?

Gli elaborati dovranno essere inviati entro il 17 febbraio 2017

Per ulteriori informazioni http://www.politicheeuropee.it/comunicazione/20093/we_welcomeeurope-concorso-per-i-60-anni-dei-trattati-di-roma

Da Newsletter Mercedes Bresso, 18 gennaio 2017


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CONCORSO GENERALE NUOVI FUNZIONARI AMMINISTRATORI E ASSISTENTI NEL SETTORE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE

Inserito il 30 Gennaio 2017 alle 13:04

L’Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO) organizza un concorso generale per titoli ed esami al fine di costituire elenchi di riserva dai quali l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) attingerà per l’assunzione di nuovi funzionari «amministratori» e «assistenti» (gruppo di funzioni, rispettivamente, AD e AST) ad Alicante, Spagna.

Termine ultimo per l’iscrizione: 14 febbraio 2017 alle ore 12:00 (mezzogiorno).

I futuri funzionari prenderanno parte, o forniranno sostegno, ad attività relative alla protezione dei marchi dell’Unione europea (EUTM) e dei disegni o modelli comunitari registrati, saranno chiamati a partecipare ad azioni di cooperazione e armonizzazione con gli uffici nazionali o regionali per la proprietà intellettuale nell’Unione europea, con i principali uffici per la proprietà intellettuale situati fuori dall’UE e con enti omologhi e partner internazionali.

Requisiti richiesti:

  • Godere dei diritti civili in quanto cittadini di uno Stato membro dell’UE
  • Essere in regola con le norme nazionali vigenti in materia di servizio militare
  • Offrire le garanzie di moralità richieste per l’esercizio delle funzioni da svolgere
  • Lingua 1: almeno il livello C1 di una delle 24 lingue ufficiali dell’UE
  • Lingua 2: almeno il livello B2 in francese, inglese, italiano, spagnolo o tedesco; la lingua 2 è obbligatoriamente diversa dalla lingua 1

Per amministratori:

Un livello di studi corrispondente a una formazione universitaria completa di almeno 3 anni attestata da un diploma, seguito da un’esperienza professionale di almeno 3 anni in materia di proprietà intellettuale di livello appropriato, attinente alla natura delle funzioni da svolgere.

Per assistenti :

Un livello di studi superiori attestato da un diploma seguito da almeno 3 anni di esperienza professionale in materia di proprietà intellettuale di livello appropriato, attinente alla natura delle funzioni da svolgere oppure un livello di studi secondari attestato da un diploma seguito da almeno 6 anni di esperienza professionale in materia di proprietà intellettuale di livello appropriato, attinente alla natura delle funzioni da svolgere.

Per maggiori informazioni:

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv:OJ.CA.2017.009.01.0001.01.ITA&toc=OJ:C:2017:009A:TOC

Da Newsletter Mercedes Bresso, 16 gennaio 2017


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GRILLINI, INCAPACI ALLO SBARAGLIO

Inserito il 30 Gennaio 2017 alle 13:01

Foto LaPresse – Marco Alpozzi

La storiella dell’establishment che ha deciso di fermare l’ingresso del MoVimento 5 Stelle dentro l’eurogruppo dell’Alde per cortesia evitatecela. La realtà è che i leader grilini, in evidente crisi di identità, hanno cercato di passare in poche ore dalla Brexit al Manifesto di Ventotene per poi infine tornare, chiedendo scusa, da Farage.

Il progetto europeo e i suoi valori non sono negoziabili, quelli di Grillo evidentemente sì. La mossa politica che i 5 Stelle hanno cercato di fare sarebbe stata in evidente contraddizione con tutto quel che hanno detto e fatto dall’anno in cui è stato fondato il MoVimento. E addirittura si indignano davanti al secco no dell’Alde, tutto ciò è curioso e vi spiego perché.

I grillini che erano a favore della Brexit promossa dall’UKIP di Farage, che sono per l’uscita dall’Euro, che si propongono come forza anti-sistema, che sono contro l’austerity, che fiancheggiano Putin, che sono contro gli immigrati, chiedevano l’ingresso dentro un eurogruppo che è federalista, che è per la moneta unica, che è parte della coalizione di sistema che governa l’Europa, che è a favore delle politiche pro-austerity, che è per le sanzioni alla Russia e che apre le porte ai profughi siriani.

Per la serie: non siamo d’accordo con nulla di quel che dite, ma ci serve un eurogruppo dentro il quale stare. Lo psicodramma grillino si è concluso ieri sera con la contraddizione finale, tra l’altro qualcuno di voi ha visto le percentuali di quanti hanno votato per tornare con Farage?

Qui crolla anche l’altra storiella che i leader grillini raccontano da anni, quella della trasparenza. Davide Casaleggio ha dichiarato in merito al flop con l’Alde: “Era necessario agire in fretta e in silenzio”. Ciao trasparenza, dirette streaming, partecipazione della base e “uno vale uno”.

Il MoVimento 5 Stelle è come un autista che ha appena preso la patente, non conosce la strada per andare dove deve andare e si rifiuta di usare il navigatore o chiedere informazioni. Vi affidereste mai a un tizio del genere? No. Allora perché affidare loro decisioni che pesano sul futuro vostro e dei vostri figli?

Da Newsletter Mercedes Bresso, 11 gennaio 2017


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BREXIT PIU’ LONTANA: ADESSO LA MAY DOVRA’ SPIEGARE I TERMINI DELL’USCITA DALL’UE

Inserito il 22 Novembre 2016 alle 19:18
21/10/2016 Bruxelles, secondo giorno del summit dell' Unione Europea. Nella foto il primo ministro britannico Theresa May

21/10/2016 Bruxelles, secondo giorno del summit dell’ Unione Europea. Nella foto il primo ministro britannico Theresa May

Non vi sarà alcuna Brexit se prima non arriverà il via libera dal Parlamento inglese. È questo quanto ha stabilito l’Alta Corte britannica accogliendo un ricorso di un’imprenditrice che ha sostenuto davanti ai giudici come la Gran Bretagna non potesse lasciare l’Unione europea se prima non ci fosse stata una consultazione dell’assemblea legislativa. Perché?

Il teorema, che ha ritenuto valido anche l’Alta Corte, è che senza questo passaggio si violerebbero gli accordi con i quali il Regno Unito ha aderito alla Comunità europea. Ovviamente i sostenitori della Brexit non sono d’accordo con i giudici e la primo ministro Theresa May ha già annunciato che ricorrerà a sua volta contro la sentenzadell’Alta Corte britannica.

Una vera e propria partita a scacchi con in palio il futuro dei cittadini inglesi. Ammetto che il pronunciamento dei giudici non mi ha stupita. Fin dall’inizio di questo passaggio storico e delicatissimo per l’Unione europea, avevo sostenuto sia con i miei colleghi del Gruppo S&D, sia in commissione Affari Costituzionali quanto fosse vincolante il passaggio alla camera dei Comuni e a quella dei Lord dove Theresa May dovrà spiegare che tipo di Brexit vorrà realizzare.

Evidentemente chi sosteneva che bastasse la posizione del Governo perché il Parlamento aveva già approvato la legge sul referendum si sbagliava! La Corte ha deciso giustamente che non basta un referendum consultivo! Ora dovranno essere i parlamentari a decidere se una piccola maggioranza di cittadini inglesi potrà prendere una decisione anche per scozzesi e irlandesi che si sono pronunciati contro la Brexit.

Dopo che il Parlamento darà, se lo farà, mandato al Governo per trattare l’uscita, sono convinta che lo stesso risultato delle trattative dovrà essere sottoposto al voto parlamentare. Se decideranno di uscire, la soluzione giusta potrebbe essere il modello svizzero, cioè un accordo tailor-made per restare nel mercato unico con libera circolazione dei lavoratori con qualche temperamento.

Insomma la Brexit è ancora lontana e vedremo come gestirà la situazione la primo ministro inglese. Un dato certo però lo abbiamo: gli ultimi sviluppi hanno dato ossigeno alla finanza britannica che ha visto il rialzo della sterlina e non è un caso che nelle ore passate anche Jeremy Corbyn sia uscito allo scoperto sfidando Theresa May sui termini della Brexit.

Da Newsletter Mercedes Bresso, 7 novembre 2016


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COP21: ENTRA IN VIGORE L’ACCORDO DI PARIGI SUL CLIMA

Inserito il 22 Novembre 2016 alle 19:07

2016_11_22_cop21

Oggi, 4 novembre 2016, è una giornata importante perché proprio da oggi entra in vigore l’Accordo di Parigi per la riduzione dei gas serra, la lotta all’inquinamento e al riscaldamento globale. L’Accordo di Parigi è frutto della Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici (Cop21) che si è tenuta quasi un anno fa e che ha visto, dopo quasi 20 anni di tentativi, il raggiungimento di un accordo mondiale.

Gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sono limitare il riscaldamento del pianeta a 1,5-2 gradi ed evitare in questo modo uno sconvolgimento climatico le cui conseguenze sarebbero catastrofiche per la Terra.  I Paesi più ricchi si sono impegnati ad aiutare finanziariamente quelli più poveri, per aiutarli in questo percorso, tramite l’istituzione di un Fondo Verde per il Clima.

Tenendo ben presente che questo Accordo è un punto di partenza e non di arrivo, bisogna sottolineare che  i protagonisti globali si sono finalmente accorti della gravità della situazione e segnali positivi stanno emergendo, come ad esempio il fatto che ben 94 dei 192 paesi firmatari dell’accordo sul clima di Parigi lo hanno già ratificato.

La lotta al riscaldamento globale è però una lotta quotidiana, che ognuno di noi con gesti semplici deve e può portare avanti.

In Italia il 27 ottobre è stato approvato anche al Senato, all’unanimità con un solo astenuto, l’Accordo di Parigi, mentre la Camera dei Deputati aveva già approvato il ddl di “Ratifica ed esecuzione dell’Accordo di Parigi collegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, adottato a Parigi il 12 dicembre 2015“, lo scorso 19 ottobre, con 359 favorevoli, nessun voto contrario e 12 astenuti.

Il prossimo passo sarà la Cop22 ovvero la Conferenza sul clima che si terrà a Marrakech dal 7 al 18 novembre e dove si parlerà di come applicare l’Accordo.

Per approfondimenti sull’Accordo di Parigi:

https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris/index_it.htm

Da Newsletter Mercedes Bresso, 4 novembre 2016


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