Bonaccini Stefano
Inserito il 20 Febbraio 2023 alle 11:00Dopo essersi diplomato al liceo scientifico, s’accosta alla politica sul finire degli anni 1980 militando nei locali movimenti per la pace. Nel 1990 viene nominato assessore, in seno al Partito Comunista Italiano (PCI), alle politiche giovanili, alla cultura, allo sport e al tempo libero presso il proprio comune di nascita. Dal 1993 al 1995 ricopre la carica di segretario provinciale della Sinistra giovanile, l’organizzazione giovanile del Partito Democratico della Sinistra (PDS) prima e dei Democratici di Sinistra dopo. Nel 1995 viene eletto segretario comunale della sezione modenese del PDS, mentre dal 1999 al 2006 ricopre il ruolo di assessore al comune di Modena con delega ai lavori pubblici, al patrimonio culturale e al centro storico della città. Dal 2005 è coordinatore della scuola di formazione politica “PensarEuropeo”. Nel 2007 aderisce al neonato Partito Democratico (PD), venendo eletto segretario provinciale della sezione modenese del PD che ha contribuito a fondare. Alle elezioni amministrative del 2009 viene eletto consigliere comunale a Modena, incarico che mantiene fino al 10 maggio 2010. Nello stesso anno, dopo il successo alle elezioni primarie del PD, diventa il segretario regionale del Partito Democratico in Emilia-Romagna, quale espressione locale della “mozione Bersani”, prevalendo sui contendenti Mariangela Bastico e Thomas Casadei, aderenti rispettivamente alla “mozione Franceschini” ed alla “mozione Marino”. Consigliere regionale dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini di fianco al presidente dell’Assemblea legislativa Matteo Richetti e il Presidente della Regione Vasco Errani nel 2011 Alle elezioni regionali in Emilia-Romagna del 2010 si candida nel collegio regionale del centro-sinistra, a sostegno della mozione del presidente uscente Vasco Errani, risultando eletto consigliere regionale nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. Durante la legislatura divenne uno dei più stretti consiglieri del presidente della Regione in carica Errani, che ne presiedeva la giunta dal 1999, facendo sì che venisse considerato tra le scelte più ovvie d’avallare per la successione di quest’ultimo. Dopo aver sostenuto apertamente la mozione di Pier Luigi Bersani contro quella di Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze, alle primarie della coalizione Italia. Bene Comune del 2012, diventa però sostenitore di quest’ultimo in occasione delle primarie del PD dell’anno seguente, dove coordinerà la sua campagna elettorale che lo vedranno prevalere con un ampio margine del 67,55% di voti rispetto a Gianni Cuperlo (18,21%) e Pippo Civati (14,24%). Dopo la vittoria di Renzi alle primarie e la sua elezione a segretario del PD, il 10 dicembre 2013 viene nominato da quest’ultimo Responsabile degli Enti Locali nella segreteria nazionale del PD. Presidente della Regione Emilia-Romagna Corsa alla presidenza della Regione Stefano Bonaccini nel 2016 A seguito della convocazione anticipata delle elezioni regionali in Emilia-Romagna per il 23 novembre del 2014, dovuta alle dimissioni dello storico presidente Vasco Errani, indagato nel processo Terremerse (da cui uscirà assolto), Bonaccini decide di correre alle primarie del centro-sinistra per la scelta del candidato a governatore della regione, contro il deputato ed ex presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Matteo Richetti e l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani. Il 9 settembre, Richetti si ritira a sorpresa dalla competizione, a seguito della diffusione della notizia dell’indagine a suo carico per peculato sull’uso dell’autovettura di servizio all’epoca in cui era presidente del consiglio regionale. Anche a Bonaccini la Procura della Repubblica contesta il reato di peculato nell’inchiesta “spese pazze”, facendo così venire meno i presupposti per le primarie e consentendo una convergenza su un unico candidato forte. Bonaccini tuttavia, ribadendo la correttezza del suo operato, chiede e ottiene di poter chiarire, in tempi ravvicinati, la sua posizione in Procura, la quale, dopo averlo ascoltato, chiede l’archiviazione del procedimento. Immediatamente dopo annuncia l’intenzione di voler continuare a correre per le primarie. Il 27 settembre vince dunque le primarie del centrosinistra contro Roberto Balzani, ottenendo il 60,9% dei voti (contro il 39,1% del rivale), pur con un’affluenza di soli 58 000 votanti (meno dei soli iscritti al PD di tutta la regione). Alla tornata elettorale del successivo 23 novembre, che è stata la votazione regionale emiliana con la più bassa affluenza di sempre (essendosi recati alle urne solo il 37% degli aventi diritto), Bonaccini ottiene il 49% dei voti, sconfiggendo i candidati del centro-destra Alan Fabbri e del Movimento 5 Stelle Giulia Gibertoni, venendo così eletto presidente dell’Emilia-Romagna. Primo mandato Bonaccini all’inaugurazione della Metromare di Rimini, con il suo sindaco Andrea Gnassi e il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli nel 2019 Dal 2014, il suo governo regionale ha tagliato le liste di attesa per i pazienti e gli esami in sanità e ha aperto molte “Case della salute” per la medicina di prossimità. Inoltre l’Emilia-Romagna è stata la prima regione in Italia ad abolire il cosiddetto superticket e ha avviato una drastica riduzione delle tariffe per i nidi.[22] Il 20 luglio 2015 Bonaccini ha firmato il cosiddetto “Patto per il lavoro”, un accordo tra governo regionale, sindacati e imprenditori, per rilanciare l’occupazione nella regione. Il Patto ha stanziato, in quasi cinque anni, più di 22 miliardi di euro.[23] Il 17 dicembre 2015 Bonaccini diventa presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, organismo di coordinamento politico e confronto fra i presidenti delle giunte regionali e delle province autonome, in sostituzione del presidente piemontese Sergio Chiamparino, dimessosi poche settimane prima. In questo ruolo ha collaborato con tutti i governi nazionali che si sono succeduti da Renzi in poi. Nel 2017 diventa il primo esponente politico italiano ad essere nominato presidente del CEMR, il Consiglio delle città e delle regioni d’Europa, organismo che rappresenta oltre centomila autorità locali e regionali europee. Nel 2017 e nel 2018 il governo Bonaccini ha attuato una politica volta ad aumentare l’autonomia politica e fiscale dell’Emilia-Romagna. Bonaccini ha dichiarato: “Abbiamo attivato il percorso verso una maggiore autonomia regionale per affrontare al meglio le sfide del cambiamento. Vogliamo un’autonomia che rispetti la Costituzione, l’unità nazionale e la solidarietà tra i territori, che sono principi per noi assolutamente inviolabili, ma capaci di migliorare le relazioni tra amministrazione centrale e autonomie locali. Serve soprattutto un’autonomia per rafforzare la pianificazione degli investimenti, snellire e semplificare le procedure, per rendere i nostri servizi per i cittadini e le imprese ancora più efficienti ed efficaci”. Secondo mandato Bonaccini durante un comizio elettorale a Bologna nel fine 2019 Alla scadenza del primo mandato, nel 2019, Bonaccini si ricandida a presidente della regione Emilia-Romagna, sostenuto nuovamente dalla coalizione di centro-sinistra, formata, oltreché dal suo stesso partito, da Liberi e Uguali, Europa Verde, +Europa e la lista civica “Bonaccini Presidente”. Durante la campagna elettorale, dove il suo principale avversario era la candidata del centro-destra Lucia Borgonzoni, senatrice ed ex sottosegretario ai beni e le attività culturali leghista nel governo Conte I, Bonaccini ha rivendicato i risultati raggiunti dalla sua amministrazione (tra cui il “Patto per il lavoro” del 2015), e ha proposto quattro punti prioritari riassunti nello slogan “Un passo avanti”: creare asili gratuiti per tutti i bambini nella regione, abbattere le liste di attesa per interventi sanitari e tempi di accesso al pronto soccorso, effettuare interventi di manutenzione preventiva e messa in sicurezza del territorio regionale e ridurre il fenomeno dei NEET. Nonostante l’Emilia-Romagna sia storicamente considerata una regione “rossa”, cioè una roccaforte dei partiti di sinistra, l’ondata delle destre sovraniste nel paese ha reso l’esito delle elezioni regionali del 2020 tutt’altro che scontato. La campagna elettorale è stata caratterizzata da una massiccia presenza del leader leghista Matteo Salvini, che puntava a far vincere la Borgonzoni in Emilia-Romagna per far cadere il governo Conte II. L’operato di Salvini ha portato alla nascita del movimento delle sardine, un movimento di attivismo politico di centro-sinistra che ha organizzato una serie di manifestazioni pacifiche per protestare contro l’ondata sovranista e, più specificamente, contro la retorica politica di Salvini. Alle regionali del 26 gennaio del 2020 Bonaccini viene riconfermato per un secondo mandato, ottenendo il 51,4% dei voti contro il 43,6% della sua principale avversaria Borgonzoni. Ad agosto dello stesso anno, Bonaccini annuncia il suo voto favorevole al referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari legato alla riforma avviata dal governo Conte I guidato dalla Lega assieme al Movimento 5 Stelle e concluso dal governo Conte II guidato dalla coalizione M5S e PD, affermando che «è da 30 anni che il centrosinistra propone di ridurre il numero dei parlamentari». Pandemia di COVID-19 Bonaccini che accoglie il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2022 Il 4 marzo 2020, quando l’assessore regionale alla salute, Raffaele Donini, è risultato positivo al COVID-19, Bonaccini ha nominato Sergio Venturi, ex assessore regionale alla salute, come commissario straordinario per l’emergenza[39]. Fra il 16 marzo e il 3 aprile 2020, durante il periodo di vigenza delle misure di confinamento nazionali per far fronte alla pandemia di COVID-19, l’amministrazione regionale ha disposto una quarantena rafforzata nel comune di Medicina, a causa dell’alto numero dei contagi. Il 5 aprile 2021 Bonaccini ha ricevuto un pacco di scherno a casa con un messaggio in polemica alla pandemia. Candidatura alla segreteria del PD Il 20 novembre 2022 Bonaccini annuncia la sua intenzione di candidarsi come nuovo segretario del Partito Democratico, dopo diversi tentennamenti, nel suo circolo del PD di Campogalliano davanti all’ex ministro Graziano Delrio e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, facendo un discorso su come “in gioco per la prima volta da quando è nato c’è la vita stessa del nostro partito”, appellandosi ai giovani e dove si scaglia contro le correnti interne al PD. Nonostante quest’ultima parte, successivamente arrivano i primi endorsement dai dirigenti della corrente “Base riformista” come Andrea Marcucci e Alessia Morani. |
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